Un Mies con la testa nell'ingegneria, un Prouvé più libero e creativo, un Nervi più poliedrico e sperimentale, ma anche un Brancusi declinato nelle tecniche del proprio tempo: Mangiarotti ha saputo applicare il suo ingegno all'architettura e al design, affilato protagonista di un funzionalismo rigoroso, ma che non ha mai dimenticato di inseguire eleganza e bellezza, spingendosi nella propria azione fino alla scultura attraverso una sapiente riflessione sulla forma, sempre impiegando materiali e processi produttivi del proprio tempo, sostenuto da una correttezza del fare e ancor prima del pensare, costantemente alimentato da princìpi etici e da una profonda consapevolezza dei valori morali, caratteristiche uniche di questo maestro che, riuscendo a coniugare in modo brillante il dualismo tra etica ed estetica, ha raggiunto la felicità attraverso la correttezza.
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